domenica 9 marzo 2014

[175°] IL COLLAUDO DEI LAVORI - 1a puntata

Il morbo infuria e il pan ci manca. Ormai ho alzato... bandiera bianca.

Con questo ricordo romantico di quando si era giovani leoncini, spavaldi di fronte a chiunque (fuorche' alla forza di gravita'), do' inizio ad una nuova serie di puntate su:


IL COLLAUDO DEI LAVORI - 1a puntata
La visita-zero

Cominciamo a chiacchierare di collaudi? che dite?
Si', dai: era da un po' che ne avevo data anticipazione.

Chiarisco subito: niente ex-cathedra, niente ex-voto, niente scoop(s). Solo un po' di sano amarcord alla chiusura di una esperienza. La mia.

E qualche quanto di conoscenza afferrato in anni di lavoro che (forse) merita di essere scritto sulle pagine di POA. Che' magari puo' interessare a qualcuno.

Bene.

Ci sono vari modi di interpretare un incarico di collaudo:
Cio' dipende dalla preparazione e dall'indole di ognuno.

Per il sottoscritto e' sempre stato un esercizio moolto impegnativo.

Le disposizioni sul collaudo sono tipicamente italiane: dicono tutto ma alla fine non dicono nulla (o quasi).

Stando al Regolamento sui lavori pubblici il collaudatore dovrebbe:
  • controllare che il progetto sia stato eseguito (pare un ossimoro)
  • controllare che l'esecuzione sia avvenuta a regola d'arte (qua ci capiamo gia' di piu', ma non troppo)
  • controllare la bonta' della corrispondente contabilita' (il do ut des)
  • controllare l'espletamento eventuali procedure espropriative poste a carico dell'appaltatore (esistono: ho visto anche di queste)
  • controllare poche altre cosucce che sono annoverate sotto "il rispetto delle leggi di settore applicabili" (se par poco).
Sono partito da una norma sui lavori pubblici perche' il collaudo sarebbe un istituto tipico di quell'ambito, ma nulla impedisce che sia il privato (una azienda, un grande committente, una multinazionale) a chiedere il collaudo dell'opera commissionata e realizzata per se medesimo.

Fatto sta che per collaudo io ho sempre inteso una operazione di controllo, inteso non tanto come monitoraggio in progress - che invece spetta al direttore dei lavori - bensi' di verifica di una conformita' di un risultato a delle specifiche (che per carita', puo' essere anche in corso d'opera).

Su questo punto delle specifiche di partenza tornero' ampiamente nelle prossime puntate, ma direi subito che il grosso, la ciccia, sta proprio in quelle. Possono riassumersi in: progetto, contratto (d'appalto), usi, prassi, norme di prodotto.

Se il collaudatore non le conosce, e' un cadavere che cammina. Se il collaudatore non ha mai realizzato prima un esemplare di cio' che e' chiamato ora a collaudare, e' carne bruciata.

Ma andiamo avanti.

Io ho sempre avuto una feroce cusiosita' di imparare ma anche, perche' no, la necessita' di sbarcare il lunario a fine mese. Per cui un collaudo non si buttava mai.

Ma cosa fare al momento dell'incarico?

Ultimamente, dopo tante battaglie, mi comportavo piu' o meno cosi':
  1. in primis non accettare nessun incarico e non sottoscrivere nessun disciplinare;
  2. effettuare piuttosto la cosiddetta visita-zero: per conoscere il committente, per acquisire informazioni sull'appaltatore, per vedere se gli atti sono raccolti in maniera completa e diligente, per venire a preventiva conoscenza di eventuali problemi rilevanti;
  3. valutare se si ha l'esperienza per l'incarico di collaudo da svolgere, se vi si puo' eventualmente sopperire in qualche modo, o se c'e' una imperizia invincibile;
  4. elencare tutte le norme principali cui e' soggetta l'opera (leggi, regolamenti, norme volontarie di settore);
  5. prendere coscienza (senza andare in cantiere) dello stato di avanzamento dei lavori, ovvero sapere se l'opera non e' ancora iniziata;
  6. prendere coscienza dello stato degli eventuali pagamenti;
  7. prendersi una settimana di riflessione, che' tanto non c'e' fretta: mai (la fretta e' una balla inventata da chi e' in ritardo).
Solo alla fine valutavo la parcella e prendevo una decisione (rifiutare non l'ho mai considerato una vergogna, se c'erano i giusti motivi).

Ma vediamo come procedere nel dettaglio.

Fare la visita-zero per me era fondamentale perche' fare un collaudo e' come salire su un torpedone di montagna: bisogna sapere chi sono i compagni di viaggio, se sono casinisti o no, se bevono e ruttano assieme al guidatore, se lo stesso guidatore ha esperianza di guida su tornanti, se ha almeno la patente per i torpedoni.

Insomma occorre sapere se l'ambiente e' informato a criteri di prudenza, perizia e diligenza.

Fondamentale per me era sapere che tipo di testimone mi veniva passato: un testimone regolare oppure un sacchetto con un ticchettio dentro?

Per sgrezzare subito la questione lascerei un quanto di conoscenza piuttosto sudato ma di fondamentale importanza.

Secondo me e' essenziale che il collaudatore preliminarmente all'accettazione dell'incarico accerti:
  1. se il progetto da eseguire e' stato approvato dal committente e se contestualmente e' stata approvata anche la sua validazione tecnico-amministrativa (per far cio' e' sufficiente vedere che ci sia il parere di regolarita' tecnica del RUP);
  2. se l'approvazione e' corredata dal parere di regolarita' contabile (se non c'e' e' molto probabile che non ci siano neppure i soldini per la Vs. parcella).
A questo punto il collaudatore, ritiratosi in camera caritatis, dovrebbe consultare per proprio conto e senza dirlo a nessuno, alcune cosucce che per carita', non sono obbligatorie da leggere, ma neppure le mutande sono obbligatorie (eppure le mettiamo...).

Prima cosuccia: leggersi il bando di gara o la lettera di incarico e vedere se la scelta del costruttore e' coerente con la categoria dell'opera da realizzare.
Prendersi nota a parte.

Seconda cosuccia: leggersi i documenti di qualifica del costruttore, SOA, DURC, CCIAA, casellario giudiziale (il RUP ce l'ha).
Prendersi nota a parte.

Terza cosuccia: leggersi i documenti di validazione (ci si trovano cose interessanti e utili).
Prendersi nota a parte.

Sino ad ora il collaudatore e' solo un potenziale collaudatore, perche' non ha firmato alcun contratto di incarico.

Bene. Fatte le opportune valutazioni, messi in colonna i + ed i -, e' necessario tirare una somma, per accettare o meno l'incarico.

Qui non c'e' regola che tenga: ognuno e' lupus o faber di se stesso. L'agnello non puo' diventare lupo ed il lupo non puo' diventare agnello.

Se sentite che la camicia e' stretta, ancorche' bella, forse e' meglio non comprarla. Se invece vi piace il rischio, magari ponderato, allora accettate.

Molto dipende anche dal Vs. status di quel particolare momento.

Secondo il mio modo di vedere una cosa non bisognerebbe mai fare: prendere una decisione ad occhi chiusi, cioe' senza aver prima conosciuto le condizioni al contorno.

Nella mia esperienza di lavoro non sempre e' stato possibile applicare quest'ultima regola aurea. Ed ogni qual volta cio' e' accaduto ho sempre sudato le proverbiali sette camicie.

Perche' in ogni settore si trova sempre un figlio di mamma-muuu che ti da' in mano un sacchettino con un ticchettio dentro...

Alla prossima.

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Vi auguro 15 giorni di proficuo lavoro, con appuntamento al prossimo post di meta' marzo, o giu' di li'.
Vs. POA

P.S.: vi ricordate le famose puntate sul processo di L'Aquila? Be', Marco mi ha a sua volta regalato due interessanti link: 1° documento web, e 2° documento web. Grazie Marco!

[ 175°] THE TECHNICAL APPROVAL OF CONSTRUCTIONS OF CIVIL ENGINEERING.
No english version for this post... sorry.

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